Grande successo di partecipazione al Convegno “La violenza nelle strutture socio-sanitarie: conoscerla, affrontarla, prevenirla”, organizzato dalla Sollievo Società Cooperativa Sociale di Bologna, società che da anni gestisce residenze per anziani in tutto il Nord Italia.
La violenza nelle realtà socio sanitarie assume ancora oggi troppo spesso l’aspetto di “realtà nascosta” che crea disagio negli interlocutori, come se ciò di cui non si parla, di fatto, non esistesse. “La violenza nella terza età non è solo una tematica complessa riguardante il settore socio-sanitario, ma in generale rappresenta un vero e proprio tabù sociale” – afferma il dott. Patrizio Paonessa, medico geriatra e Responsabile dell’Osservatorio contro la violenza dell’Ist. Sant’Anna e Santa Caterina di Bologna – “Fondamentale per il benessere psicofisico degli Ospiti è la valutazione da parte degli operatori e dei familiari attraverso un supporto emotivo, psicologico e relazionale”. Indispensabile, ove si manifestasse, è la presa di coscienza del problema – “segnalando prontamente e senza reticenze all’Autorità Giudiziaria ogni evento che configuri il reato di maltrattamento”.
Il Convegno, primo del genere in Italia, ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di addetti ai lavori, tra operatori del settore, dirigenti di Asl, medici, ecc, e si è posto come obiettivo quello di sconfiggere innanzitutto l’omertà che troppo spesso si riscontra nel contesto assistenziale, dove gli anziani a volte si ritrovano ad essere vittime di violenze, negli aspetti più evidenti della brutalità e della privazione di libertà e di dignità, ma anche con gesti e parole che inconsapevolmente possono creare sofferenza e patimenti nelle persone fragili e indifese. Ed è facile, per chi opera in questo settore, trovarsi ad affrontare situazioni del genere. Le professioni nell’ambito socio-sanitario regalano gioia e soddisfazioni, ma purtroppo le eccezioni non sono infrequenti. Spesso chi è costretto da una malattia o da altre circostanze legate all’avanzare dell’età ad affidarsi all’assistenza altrui perde la propria indipendenza e la propria capacità di autodeterminazione. Molte di queste persone non sono più in grado di esternare i propri desideri e le proprie necessità e si trovano, così, a dipendere completamente dagli altri.
Il dottor Felice Maran, Dirigente dell’Ausl Ferrara, nel suo intervento, a tal proposito afferma: “Se si considerano le tante persone che vivono nelle strutture per anziani e disabili e se si leggono le storie e le cronache che hanno portato in evidenza casi eclatanti, le pratiche della violenza e del maltrattamento diventano molto più frequenti di quanto si pensa”. “Esse si manifestano sotto diverse forme: violenze fisiche, trattamenti farmacologici eccessivi, mancanza di rispetto e violazione dei diritti, punizioni più o meno pesanti, ecc.., – continua il dottor Maran – ma se ne parla quasi solamente quando emergono casi eclatanti di maltrattamenti e di violenza.”
Ma cosa favorisce la violenza? Quali sono le cause? In molti casi, le violenze che si verificano nell’ambito dell’accompagnamento e dell’assistenza alle persone anziane sono figlie della frustrazione e del burn-out.
“Nel quadro della prevenzione generale è determinante riconoscere la violenza ed adottare i necessari provvedimenti per evitarne il ripetersi. Importante affrontare e discutere apertamente l’episodio verificatosi, – afferma il dottor Maran – promuovendo in tutte le strutture una sana “cultura dell’errore”. Così facendo si può minimizzare il rischio di ulteriori episodi di violenza”.
A conclusione dei lavori, il Presidente del Consorzio Sollievo, Giuliano Fasolino, sottolinea l’importanza di avere personale formato e preparato, poiché “chi presta assistenza si trova ad affrontare ogni giorno situazioni anche estremamente impegnative; infatti, spesso, fare la cosa più “giusta” per chi assiste è davvero difficile. Un’azione involontariamente “sbagliata“ può avere molteplici e pesanti ripercussioni su tutte le parti coinvolte: gli assistiti possono essere feriti nel corpo e nella psiche, e gli autori incorrere in conseguenze sul piano giudiziario”.
Ecco perché è importante innescare processi virtuosi tesi al miglioramento della qualità dei servizi, l’unica prospettiva verso la quale orientare l’attività di tutti coloro che a vario titolo operano nelle strutture per anziani. È necessaria quindi una consapevolezza rispetto a questo tema, per poter non solo conoscere la violenza, ma anche affrontarla, per poterla ancor prima prevenirla.
“Alla Sollievo” – continua Fasolino – “per prevenire il fenomeno, puntiamo fortemente alla supervisione, investendo su percorsi di formazione per il personale, oltre a programmi che si occupino dello stress legato al lavoro, e a politiche che migliorino l’ambiente fisico e sociale nelle nostre strutture. Chi non segnala cenni di violenza, chi per lucrare non dà evidenza di un problema della propria azienda, chi per tutelare il posto di lavoro non vede o finge di non vedere la violenza su un debole, questa si chiama complicità, e questo non è il settore a cui vogliamo appartenere. Noi non ci stiamo…”.