Uno studio pubblicato dall’Isic, Institute for Scientific Information on Coffee assicura che bere dalle tre alle cinque tazzine di caffè al giorno può prevenire l’Alzheimer, diminuendo il rischio di contrarre la malattia del 20% circa. Da una parte, infatti, la caffeina contenuta nel caffè previene la formazione delle placche amiloidi nel cervello e, dall’altra, i polifenoli aiutano a ridurre l’infiammazione.
Da questi risultati ha preso spunto anche un’indagine condotta da un’equipe di scienziati della Johns Hopkins University coordinata dal dott. Michael Yassa e pubblicata sulla rivista Nature. Da ciò che è emerso dallo studio, la caffeina avrebbe un effetto positivo sulla memoria a lungo termine, riuscendo a fortificare i ricordi anche a distanza di 24 ore dal consumo. “L’effetto di potenziamento della memoria era già noto – spiega il dott. Yassa – Noi abbiamo documentato per la prima volta uno specifico effetto sulla riduzione dell’“oblio” a oltre 24 ore di distanza”.
Durante i test, alcuni volontari hanno assunto 200 mg di caffeina. Gli scienziati hanno osservato che la sostanza riusciva a “fissare” la memoria e a contrastare l’accumulo nel cervello e nei vasi sanguigni della proteina beta amiloide, responsabile della formazione delle placche amiloidi, che influiscono in maniera determinante nel manifestarsi dell’Alzheimer.
Un team di ricercatori della University of South Florida ha inoltre somministrato la caffeina a topi da laboratorio, constatando un importante calo della proteina beta amiloide sia a livello ematico che cerebrale. L’esperimento, ripartito in due distinti studi coordinati dal dott. Huntington Potter, valuta l’incidenza preventiva della caffeina sull’Alzheimer al netto di altri fattori come la dieta, l’attività fisica e lo stile di vita. Questo è stato possibile modificando geneticamente i topi da laboratorio, in maniera da renderli soggetti a perdite di memoria simili a quelle riscontrabili nell’Alzheimer, e osservando poi come la caffeina interagiva col loro organismo. I roditori mostravano deficit mnemonici a 18-19 mesi, corrispondenti ai 70 anni nell’uomo.
Risultati confortanti, quindi, che potrebbero portare in futuro a nuovi test, magari anche sull’uomo, per provare le capacità della caffeina nel prevenire l’Alzheimer. Il National Research Council della National Academy of Sciences ha precisato una volta per tutte come la caffeina non sia una sostanza nociva se assunta in quantità moderate, eccezion fatta, ovviamente, nei casi particolari come donne in gravidanza e ipertesi.