169,9 miliardi per le pensioni previdenziali, di cui il 6,7% (1,4 milioni) per le pensioni d’invalidità e inabilità, e 24,6 miliardi per le pensioni assistenziali, di cui 16 miliardi per l’invalidità civile, con una riduzione di oltre il 10% rispetto allo scorso anno ed un importo medio pari a 411 euro per singola prestazione pensionistica.
Sono questi i dati aggregati emersi nel corso della giornata dello scorso 20 novembre, quando presso la sede del CNEL ed alla presenza, tra gli altri, di Mauro Nori, Direttore Generale dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, Presidente dell’Inps e del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, cui sono state affidate le conclusioni, è stato presentato il Bilancio sociale 2011 dell’Inps.
La spesa pensionistica è aumentata pertanto dell’1,7% raggiungendo quota 194,4 miliardi di euro, ma sul piano della spesa assistenziale si registra invece un decremento di 16,2 miliardi, che determina valori medi relativi all’assegno sociale mai così bassi.
Tuttavia, nonostante i valori medi delle pensioni e degli assegni sociali, ponderati anche rispetto alla riduzione del potere d’acquisto, appaiano davvero modesti, passando dai 599 euro del trattamento di invalidità fino ai 390 euro dell’assegno sociale, le prestazioni sociali complessivamente erogate dall’Inps negli ultimi anni di crisi economica, hanno consentito di contenere del 20% la caduta del reddito primario delle famiglie, che si è ridotto in termini reali del 3,7%.
Per intenderci, grazie ai trasferimenti riconosciuti dall’Inps alle famiglie, passati da 187 miliardi a 219 miliardi è stato possibile contenere un tracollo altrimenti scontato. Ne è una testimonianza diretta la spesa per ammortizzatori sociali per la quale l’Inps lo scorso anno ha sostenuto uscite per 19,1 miliardi se si calcola anche la contribuzione figurativa (-1,8% rispetto al 2010) per pagare cassa integrazione, sussidi di disoccupazione mobilità, tutte forme di integrazione del reddito ormai in squilibrio nel rapporto tra entrare contributive e pagamenti monetari.
La situazione, tuttavia, non appare rosea se si considera che oltre la metà dei 13,9 milioni di pensionati italiani non arriva a mille euro con una permanente disparità di trattamento tra uomini e donne. Infatti mentre le pensioni di anzianità dei primi si colloca su una media di 1.595 euro, quella delle seconde non ha superato i 1.165 euro. Stessa distanza rimane sulle medie delle pensioni di vecchiaia, pari a 562 euro mensili medi per le donne contro gli 811 degli uomini. E se si guarda alle prestazioni di natura assistenziale si scopre che il 67% degli assegni sociali e il 61% delle invalidità civili hanno come destinatario una donna.
Numeri che lasciano intendere quanto sia lunga ancora la strada verso la definizione di una piena equità e rispondenza alle esigenze di vita dei pensionati italiani, del sistema pensionistico nazionale.
Articolo scritto da Salvatore Catorano