Sembra ormai soltanto una questione di tempi e di formalità, la prossima rivoluzione che interesserà il sistema pensionistico.
Dopo anni di riforme ed annunci, il nuovo Ministro Elsa Fornero ha già in mente uno stravolgimento deciso ed inappellabile già dal prossimo I gennaio 2012. Si tratta cioè del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, con effetto immediato.
In pratica chi andrà in pensione, percepirà solo quanto effettivamente versato, capitalizzato ad un tasso uguale a quello di crescita dell’economia e non più un importo rapportato allo stipendio percepito.
Saranno cancellate in tal modo le differenze tra vecchi e nuovi pensionati ma soprattutto, si proverà a conseguire il palese obiettivo di ritardare il più possibile l’accesso alle pensioni da parte dei lavoratori. E’ evidente infatti che l’unico modo per i lavoratori di percepire pensioni dignitose è aver versato contributi in misura consistente (cosa decisamente complessa in un mondo del lavoro in cui soprattutto per le giovani generazioni, regnano situazioni di patologica precarietà). E tale possibilità ricorre tanto più frequentemente in relazione alla maggiore estensione del periodo nel quale si è lavorato.
Tuttavia, rispetto a quanto appena descritto, ci sono delle importanti specificazioni da fare, anche perché chi ha avuto la fortuna di accedere al mondo del lavoro prima del 1996, vedrà comune garantita la sua posizione e la possibilità di godere dei benefici del sistema contributivo, destinato a sparire definitivamente solo dal 2030, lasciando spazio ad un sistema a ripartizione secondo cui si pagheranno le pensioni sulla base dei contributi incassati.
In tal modo dovrebbe anche essere conseguito l’altro grande obiettivo della riforma e cioè la sostenibilità finanziaria, poichè si restituiscono al lavoratore, sotto forma di rendita, i contributi versati.
Tuttavia ciò dovrebbe avvenire, come accennato, con le dovute eccezioni: in particolare i nuovi meccanismi di calcolo non cancelleranno i diritti già acquisiti, ma interverranno “pro rata”, interessando il solo calcolo dei contributi che saranno versati a partire dal nuovo anno. Quello che è stato accumulato con il vecchio sistema misto, non sarà intaccato.
Di conseguenza bisogna ripartire i lavoratori in tre categorie:
– lavoratori che prima del 31 dicembre 1995, avevano raggiunto almeno 18 anni di anzianità: per loro il passaggio al contributivo non avrà alcun effetto e continueranno a maturare la pensione secondo il sistema retributivo.
– lavoratori con anzianità inferiore a 18 anni nel 1996 la cui pensione sarà calcolata in base alla regola retributiva per l’anzianità maturata al 1995 ed a quella contributiva per l’anzianità dal 1996.
– lavoratori che hanno cominciato a lavorare dopo i 1996 e per i quali la pensione sarà interamente contributiva.
Come detto, però, rispetto a tale casistica, è bene specificare che l’introduzione del criterio contributivo per tutti, sarà comunque effettuata in pro rata. Riguarderà cioè la totalità dei contribuenti ma varrà solo per i versamenti futuri (cioè per la contribuzione versata dal primo gennaio 2012).
Per coloro che con le leggi attuali godono del sistema retributivo, secondo le vigenti modalità di calcolo, (assegno mensile calcolato sulla base degli ultimi dieci anni di retribuzioni), il calcolo della rata sarà sì riformulato, ma salvando quanto già accumulato di diritto al 31 dicembre 2011.
Questo significa che gli effetti negativi del completo passaggio al sistema contributivo saranno maggiormente attenuati, quanto più è vicina la data del pensionamento.
Sempre che non intervengano ulteriori riforme e modifiche in merito a quanto, al momento, rappresenta solo, è bene specificarlo, una piattaforma di lavoro.
Articolo scritto da Salvatore Catorano