Sembra non ci sia tregua. Terminata la stagione dei virus influenzali, comincia quella delle allergie, la primavera. Una stagione potenzialmente scomoda per milioni di italiani allergici al polline di alberi, erba ed erbacce in questo periodo dell’anno. Circa il 25% della popolazione mondiale in questo periodo sperimenta sintomi come, starnuti, lacrimazione degli occhi e difficoltà respiratorie. Ogni anno, con i cambiamenti climatici che incidono sulle temperature e sulla crescita delle piante, la stagione degli starnuti comincia un po’ prima rispetto al passato. Negli ultimi trenta anni, è stato calcolato che la stagione delle allergie si sia prolungata mediamente di circa venti giorni. Questo significa che le persone possono aspettarsi di iniziare a starnutire e soffrire di allergie primaverili prima del solito.
Questo cambiamento può avere delle conseguenze significative sulla salute. Studi recenti hanno evidenziato che i livelli di polline aumentano gradualmente ogni anno. La causa di tale fenomeno è da attribuire ai cambiamenti climatici. Le temperature più elevate e gli inverni miti fanno sì che le piante inizino a produrre e rilasciare polline prima, allungando la stagione delle allergie primaverili.
Questi effetti, sebbene siano meno visibili rispetto a quelli ambientali, molto più evidenti, sono altrettanto pericolosi. Le ricerche hanno evidenziato come, il cambiamento climatico causa vari fattori di stress, altera gli ecosistemi, indebolendo così il nostro sistema immunitario.
Per questo motivo, anche quest’anno, ad aprile, un gruppo di scienziati di tutto il mondo ha firmato un appello, pubblicato su Frontiers in Science, per la mitigazione dell’impatto dei cambiamenti climatici sulle malattie con componente immunitaria.
«Il riscaldamento globale sta cambiando l’esposoma, ovvero l’insieme di fattori ambientali a cui siamo esposti. La maggior incidenza di eventi climatici estremi mette sotto stress il sistema immunitario, l’inquinamento e l’aumento dei pollini accrescono la probabilità che si alteri la barriera difensiva di pelle e mucose, la perdita di biodiversità e la ridotta esposizione a germi dovuta all’attuale stile di vita stanno alterando l’equilibrio del sistema immunitario: il risultato è un maggior rischio di allergie, malattie autoimmuni, tumori», dicono gli esperti.
Oltre al clima sempre più caldo, ci sono altre cause che spiegano il perché le allergie primaverili sono in aumento. Dopo la pandemia si è assistito ad un aumento delle allergie respiratorie. Questo fenomeno può essere attribuito al minor uso delle mascherine, che per oltre due anni hanno agito come filtro a virus, allergeni, pollini ecc. Infine, c’è l’inquinamento atmosferico che colpisce molte città in tutto il mondo, comprese quelle italiane. La presenza di inquinanti nell’aria può avere effetti negativi sulla salute respiratoria e può contribuire allo sviluppo di allergie.