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IL DOVERE DI STARE ACCANTO – I servizi alla persona, orientamento e meandri normativi

Il Prof. Salvatore Gargiulo è considerato uno dei maggiori esperti di politiche sociali e welfare in Italia. Oltre alla sua lunga esperienza accademica, e professionale, nel settore dei servizi alla persona, ha partecipato attivamente allo sviluppo e composizione di norme regionali e nazionali in risposta a bisogni di natura sociale. Docente universitario e autore di numerosi saggi e articoli, ha collaborato con diverse istituzioni e realtà locali per lo sviluppo e la gestione dei Piani di zona. Nel suo libro, Il dovere di stare accanto, edizione 2024 completamente aggiornata, offre un contributo prezioso a chi lavora negli Ambiti Sociali, proponendo una visione pratica e umana del welfare, dove il supporto alle persone diventa il cuore delle politiche sociali. Un’opera che si propone non solo come uno strumento teorico, ma anche pratico, per orientare gli operatori e i decisori nelle scelte di programmazione e gestione dei servizi alla comunità. La nostra redazione ha avuto il piacere di parlare con il Professore per approfondire alcuni aspetti chiave del suo ultimo lavoro.

                         

Professore, che cosa l’ha ispirata a scrivere questo libro?

Il libro è il frutto di un’esigenza avvertita e diffusa, tra gli studenti e gli operatori che lavorano nel campo dei servizi sociali e socio-sanitari. Avere, cioè, una guida chiara alle regole e alle procedure che governano il sistema integrato del welfare territoriale. Ho registrato il bisogno di un aiuto pratico, dunque, a dipanare la matassa, a volte intricata, delle molteplici disposizioni di legge che si sono succedute nel corso degli anni. A questa esigenza si accompagna una necessità di risposte alla gamma di domande, così ampie e variegate, che possano raggiungere effettivamente le persone interessate, in genere “ gli ultimi della fila”, attraverso un’informazione adeguata e puntuale.

Lei vive i giovani universitari che approcciano al sociale, come i numerosi professionisti del settore, quali sono gli obiettivi che si è posto con questa pubblicazione?

Innanzitutto, che fosse un manuale di facile consultazione per quanti sono impegnati, a vario titolo, in questo delicato settore della vita di comunità. L’obiettivo è riannodare le varie fasi del processo normativo e organizzativo, anche alla luce delle ultime novità, dai grandi piani nazionali al PNRR, fino alla frontiera inesplorata dell’intelligenza artificiale. Far percepire le politiche sociali come tutela, finalmente efficace, dei cittadini a maggior rischio di esclusione, contestualmente, leva fondamentale dello sviluppo complessivo di un territorio, in grado di modulare le relazioni sociali sul principio, irrinunciabile, delle dignità della persona.

In che modo il suo libro si propone di innovare e migliorare le linee guida per gli ambiti sociali?

Contribuendo a inseguire un’ambizione, che costituisce, forse, la vera svolta delle politiche sociali, cioè, la evoluzione del welfare da assistenziale, legato alla produzione economica, a welfare generativo, dove la comunità, attraverso le proprie strutture e formazioni sociali, partecipa alla costruzione del ben- essere dei cittadini in difficoltà, col coinvolgimento attivo di questi ultimi.

A suo avviso, le comunità locali, che ruolo possono avere nel sostenere le persone in difficoltà?

Lo Stato, da solo, non ce la fa, come anche le Istituzioni locali se non supportate, la delega loro affidata non è più sostenibile, sia sul piano finanziario, che su quello valoriale di comprendere e gestire i problemi. Hanno bisogno di fare rete, con le aziende, la scuola, le parrocchie, col mondo della solidarietà, un grande patto sociale, col quale chi sta più avanti si fermi un attimo a tendere una mano a chi è rimasto indietro e, insieme ripartire. Questo è il principio ispiratore della legge 328/00, la norma di riferimento del settore da cui si parte, realizzare un sistema di welfare mirante a rimuovere le cause del disagio e non semplicemente a esercitare una funzione riparatrice.  In tale contesto, dunque, il ruolo delle comunità locali è fondamentale. Non delegare tutto all’autorità pubblica ma concorrere con questa a dar voce ai singoli cittadini e, insieme, alle formazioni sociali.

In che modo?

Attraverso percorsi di co-progettazione e di concreta realizzazione degli interventi a favore dei più fragili. Insomma, una vera e propria politica di comunità, inclusiva e universalistica, capace di generare, essa stesso, processi di promozione sociale nei vari territori.

Secondo lei quali sono le maggiori sfide che gli ambiti sociali devono affrontare oggi nel supporto alla persona?

Gli Ambiti Territoriali si trovano, ormai, a un bivio.  Proseguire, stancamente, sulla strada dell’emergenza quotidiana, chiudersi nel proprio spazio amministrando le poche risorse ordinarie in loro dotazione. Oppure puntare a scelte più complesse ma più stimolanti, qual è, soprattutto, la partita dell’Europa. È necessario far percepire che i servizi sociali non sono zavorra per i bilanci locali che nessuno vuole sostenere, bensì una spinta alla crescita del territorio, capace di creare domanda interagendo con le altre politiche locali. Tale incrocio sarà, appunto, il cuore del nuovo sistema di sviluppo locale, dentro il quale i servizi di prossimità potranno avere un posto centrale e strategico. Così facendo, non assisteremo ancora a un welfare che ricuce soltanto, rammaglia, riduce i danni procurati dalle tante ferite che, ogni giorno, strappano il tessuto sociale di una comunità, con interventi spesso scollegati tra loro. Semplicemente ci proietteremo in una realtà in grado di promuovere azioni che rigenerino energie positive negli stessi beneficiari dei servizi. La scommessa è tutta qua.

Secondo lei quanto è importante la collaborazione tra enti pubblici e privati nel migliorare l’efficacia dei servizi sociali?

Più che importante, direi che è fondamentale. È la più significativa attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, consacrato nell’art. 118 della Costituzione.  L’instaurazione, cioè, di rapporti tra soggetti pubblici e privati per il perseguimento di un interesse comune e generale. Il riconoscimento alla comunità di una vocazione originaria di pari dignità che legittima un canale di amministrazione condivisa alternativo a quello del profitto esclusivo. Tale modello migliora senz’altro l’efficacia dei servizi sociali in quanto non si basa solo sul corrispettivo economico da parte dell’ente pubblico al privato. Fermarsi a questo giudizio o modus operandi, che purtroppo dobbiamo ammettere, ancora esistente, seppur in maniera marginale, appiattisce i servizi su una sola dimensione, quella del mercato. Questa collaborazione pubblico privato deve puntare sulla convergenza di obiettivi e sull’aggregazione di risorse pubbliche e private, non solo risorse economiche ma soprattutto idee, progetti e risorse umane, il grande valore del nostro settore.

Professore, ci ha dato tanti spunti, chiudiamo con una domanda secca: Come vede il futuro dei servizi alla persona e dei piani di zona nei prossimi anni?

Non vi è dubbio che il futuro, ormai prossimo, ci porrà di fronte a una sfida inedita, determinata dall’irrompere sulla scena dell’Intelligenza artificiale, con la conseguenza di equilibri nuovi nel rapporto tra l’uomo e la macchina. In particolare, per quello che tocca a noi, si tratta di capire quale sarà il ruolo che si impegnerà a svolgere l’intero sistema dei servizi sociali. Tutto si giocherà attorno al significato che vorremo dare al concetto di cura, quale fine ultimo della nostra missione. Qualcuno dovrà scegliere se erogare una quantità di mere prestazioni e sussidi oppure, un insieme vivificante di relazioni, suscitatrici di reti di aiuto di reciprocità. La differenza è tutta qui, le politiche sociali saranno chiamate a misurarsi su questa scelta

La prestazione è un dato quantitativo. Attiene agli strumenti.  In questo la macchina potrà essere molto utile è imbattibile in velocità e precisione. Essa, però, non sarà mai in grado di produrre emozioni e sentimenti.  La relazione, invece, è un dato qualitativo, attiene alle finalità, pone al centro la “unicità” della persona e la mette in connessione con le altre, abbatte le solitudini, apre orizzonti di senso, in una parola, crea comunità tra i singoli.

Il compito più difficile e, insieme, più lungimirante: Andare oltre la risposta al bisogno del singolo soggetto fragile e aprirsi alla comunità nella sua interezza.

Un futuro, se volete, tutto da scrivere, nel quale testimoniare, insieme, il nostro “Dovere di stare accanto”.

Ringraziamo il Prof. Gargiulo per averci dato uno sguardo approfondito sul tema sociale, il suo nuovo libro può concretamente servire come guida soprattutto per coloro che operano nel settore. Il dovere di stare accanto rappresenta non solo un manuale, ma una chiamata a considerare il welfare come un impegno quotidiano a fianco delle persone più fragili considerando il sociale un capitale umano da curare piuttosto che un costo da sostenere.

Per acquistare il libro inviare la richiesta a: sonic.it@alice.it

 

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