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NotizieIctus, alcuni farmaci possono causare la morte

Ictus, alcuni farmaci possono causare la morte

Alcuni farmaci di uso comune, come l’aspirina, possono essere pericolosi in caso di ictus con emorragia cerebrale, il tipo più letale. A rivelarlo è uno studio tutto italiano condotto dall’Università dell’Aquila, in collaborazione con l’Ospedale Maurizio Bufalini di Cesena e l’Asl 1 di Avezzano-Sulmona. La ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, evidenzia come questi farmaci spesso vengano prescritti senza che siano realmente efficaci, aumentando inutilmente i rischi per la salute.

“L’effetto dannoso è dovuto al fatto che, quando si rompe un vaso sanguigno, i farmaci antiaggreganti impediscono l’arresto del sanguinamento”, spiega Simona Sacco, che ha coordinato lo studio. “Sono farmaci, come la classica cardioaspirina, che spesso vengono percepiti come semplici e innocui – aggiunge la ricercatrice dell’Università dell’Aquila – molto più degli anticoagulanti, che si basano invece su un meccanismo diverso”.

I farmaci antiaggreganti agiscono impedendo l’aggregazione delle piastrine, processo distinto da quello degli anticoagulanti, che invece interferiscono con la coagulazione del sangue. I dati della ricerca sono allarmanti: il 40% delle emorragie cerebrali avviene in persone che assumono antiaggreganti e, in questi casi, il tasso di mortalità arriva al 45%, quasi il doppio rispetto al 265 di chi non li utilizza.

Questi numeri sottolineano l’importanza di una valutazione accurata del rischio prima di prescrivere farmaci antiaggreganti, soprattutto in pazienti con una predisposizione a emorragie cerebrali. “È fondamentale che i medici siano consapevoli di questi rischi e che i pazienti siano informati in modo chiaro”, sottolinea la professoressa Sacco.

La ricerca ha anche evidenziato che molti pazienti assumono antiaggreganti come misura preventiva, senza che ci siano indicazioni precise. “La prescrizione di questi farmaci dovrebbe essere riservata a situazioni cliniche ben definite, come dopo un infarto o in presenza di un rischio cardiovascolare accertato,” prosegue la ricercatrice.

Oltre ai rischi immediati per la salute, un uso improprio degli antiaggreganti può complicare eventuali interventi chirurgici d’urgenza, aumentando il rischio di complicazioni emorragiche. Di fronte a questi dati, i ricercatori invitano a una riflessione sull’importanza di personalizzare le terapie e monitorare regolarmente i pazienti.

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