L’occhio può fornire una panoramica sui primi cambiamenti del cervello? È quello che suggerisce un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Otago di Dunedin (Nuova Zelanda) e pubblicato nella rivista scientifica JAMA Ophthalmology.
Secondo gli studiosi neozelandesi, con un esame della retina, condotto già a 45 anni d’età, sarebbe possibile scoprire chi svilupperà l’Alzheimer nei decessi successivi. Dalla retina, infatti, è possibile prevedere il probabile declino cognitivo in una persona di mezza età.
In Italia sono circa 600 mila persone di età superiore ai 65 anni vivono con l’Alzheimer, una malattia progressiva che distrugge la memoria e le altre abilità intellettuali, talmente grave da interferire con la vita quotidiana.
Il morbo di Alzheimer e la demenza solitamente vengono diagnosticati quando le persone cominciano a manifestare i primi sintomi, quando, ad esempio, diventano smemorate o quando agiscono in modo anomalo.
I ricercatori neozelandesi hanno evidenziato come una retina in buona salute possa essere correlata a una condizione cognitiva migliore e viceversa. Il deterioramento della retina potrebbe riflettere i cambiamenti dei vasi sanguigni nel cervello, che, a loro volta, potrebbero avere un ruolo nello sviluppo del morbo di Alzheimer.
Secondo gli studiosi, nel prossimo futuro, si spera che l’intelligenza artificiale potrà essere in grado di acquisire un’immagine della retina di una persona e di determinare se quella persona è a rischio di Alzheimer prima che inizi a mostrare i sintomi.
Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per stabilire se un assottigliamento della retina sia correlato all’Alzheimer, questo studio fornisce una speranza che le scansioni possano aiutare a prevenire il declino cognitivo.
Redazione Terzaeta.com