Prosegue l’esodo degli infermieri dalle RSA agli ospedali, uno dei tanti danni collaterali della recente pandemia da Covid-19. La mancanza di infermieri nelle RSA da molto tempo è oggetto di preoccupazione da parte di tutti i coordinatori delle strutture di assistenza, ma nell’ultimo periodo ha raggiunto carattere di urgenza. In base agli ultimi dati forniti dall’ultimo Rapporto dell’Osservatorio Long Term Care Cergas SDA Bocconi-Essityn, quello che emerge è un quadro davvero allarmante.
A causa della carenza strutturale di figure dedicate e di una feroce rivalità nel settore sanitario nell’attrarre nuove leve, nelle RSA italiane mancano all’appello il 21,7% degli infermieri, il 13% dei medici e il 10,8% degli operatori sanitari. E quelle che ci sono non sono in grado di assistere i 4 milioni di italiani non più autosufficienti. La mancanza di figure professionali si riflette direttamente sulle strutture che hanno visto aumentare il costo del personale nonchè sul personale stesso dal momento che è aumentato il carico di lavoro.
La carenza di personale è dovuta principalmente alla competizione tra settore sanitario e sociosanitario. Più del 60% degli infermieri ha lasciato il proprio lavoro nelle Rsa per andare a lavorare negli ospedali, e la difficoltà di reperimento di figure professionali per gli Enti del terzo settore sta avendo delle ripercussioni sul mantenimento dei servizi. Le strutture non sono più in grado di garantire adeguati livelli di assistenza e cura a tutela degli anziani. Molte RSA, pur avendo posti disponibili, sono costrette a ridurre i posti perché non ci sono operatori a sufficienza per poter lavorare su turni h24 in modo sicuro.
Per quanto riguarda gli infermieri, il problema è stato quasi risolto attraverso il riconoscimento delle qualifiche equipollenti, rimane invece l’emergenza OSS e ASA. La carenza di queste figure è imputabile prevalentemente al carico di lavoro molto più gravoso rispetto a quello negli ospedali, inoltre nelle RSA si crea un rapporto molto più stretto tra operatori e ospiti, per cui il carico di lavoro diventa molto più complesso da gestire in termini di gestione emotiva.
Questo problema coinvolge tutte le regioni italiane, nonchè la vicina Slovenia. Nei giorni scorsi una delegazione slovena del settore sociosanitario, composta da 20 operatori, è giunta a Rimini ove si è tenuto un incontro presso la CRA Quisisana Rimini, una struttura scelta dalla delegazione slovena per la qualità e l’innovazione dei servizi offerti. Lo scopo della visita era quello di vedere come lavorano in Italia gli operatori professionali per anziani, nonchè scambiare conoscenze ed esperienze in questo settore. Durante l’incontro, è emerso che, anche in Slovenia, le RSA hanno i medesimi problemi di reperimento del personale delle strutture italiane. La giornata ha evidenziato l’importanza dell’apertura alla collaborazione internazionale nel settore socio-sanitario per poter affrontare le problematiche comuni.
Di seguito il video dell’incontro