Nelle remote regioni della Repubblica Democratica del Congo si sta diffondendo una malattia sconosciuta che ha già causato decine di vittime, lasciando le comunità locali in uno stato di paura e incertezza. I sintomi sembrano inizialmente quelli di una comune influenza: febbre, stanchezza, dolori muscolari. Ma in pochi giorni, la situazione precipita. Molti malati sviluppano una grave forma di anemia, che li indebolisce fino al punto di non poter respirare correttamente.
Un team di esperti inviati dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha già prelevato campioni dai malati per cercare di capire l’origine di questa malattia. I sospetti spaziano da un virus trasmesso dagli animali a una variante mutata di un patogeno già conosciuto. Al momento, però, non ci sono risposte definitive, e questo rende tutto più complicato.
Le persone, soprattutto nelle aree rurali, evitano gli ospedali per timore del contagio o perché non possono permettersi le cure. L’invito delle autorità locali è quello di non toccare i cadaveri per evitare il diffondersi ulteriore della malattia.
La maggior parte delle vittime sono concentrate nella zona rurale di Panzi, una zona del Congo difficile da raggiungere, dove le infrastrutture sanitarie sono quasi inesistenti. La popolazione locale vive in condizioni di precarietà generale dovuta alla mancanza d’accesso all’acqua potabile e ai medicinali. Il tasso di malnutrizione è tra i più alti del Paese.
Nelle ultime ore c’è un ridimensionamento dell’allarme. Secondo il ministero della salute congolese l’epidemia dura da oltre 40 giorni e i morti accertati sono 27 su 382 contagiati. La maggior parte dei decessi è dovuta alla totale assenza di cure, per questo gli esperti ritengono che l’epidemia possa essere contenuta.
