Il cancro alla prostata è il tumore maligno più comune, ed è la seconda causa di morte correlata al cancro negli uomini. Sebbene molti casi di malattia rimangono latenti per decenni, altri progrediscono verso il cancro maligno della prostata con alti tassi di mortalità. Il problema dell’invecchiamento della popolazione globale, in questo momento, è sostanziale e la mortalità per cancro alla prostata aumenta con l’invecchiamento della popolazione.
Recentemente è emerso che gli agonisti del recettore dell’acido retinoico costituiscono una promettente strategia per il trattamento del cancro alla prostata. Questa nuova formulazione rende più chiara l’importanza degli agonisti del recettore dell’acido retinoico nel contesto della terapia contro il cancro alla prostata.
La senescenza cellulare è uno stato caratterizzato dall’arresto permanente del ciclo cellulare, da tempo considerato un meccanismo protettivo contro la neoplasia. Tuttavia, in alcune circostanze, può anche promuovere la resistenza alla terapia e favorire la diffusione di metastasi. Da una ricerca, condotta dall’Istituto di Medicina Molecolare del Veneto e dall’Istituto Oncologico di Ricerca (Ior) di Bellinzona, affiliato all’Università della Svizzera italiana, è emerso che gli agonisti del recettore dell’acido retinoico, quando combinati con docetaxel, possono inibire la crescita del tumore della prostata. Questa sinergia tra i due trattamenti sembra essere rivoluzionaria.
È stato identificato undeficit metabolico nella via di produzione dell’acido retinoico nel cancro alla prostata. La sinergia tra gli agonisti del recettore dell’acido retinoico e docetaxel potrebbe aprire nuove prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da questo tipo di tumore. Nonostante i progressi nella ricerca sul cancro alla prostata, i meccanismi alla base della resistenza alla terapia rimangono ancora poco compresi. Molti trattamenti clinici inducono un arresto irreversibile della crescita cellulare, noto come senescenza cellulare, ma le sfumature di questo processo richiedono ulteriori indagini.
In conclusione, si può dire che questa scoperta offre nuove opportunità per migliorare l’efficacia delle terapie contro il cancro alla prostata e potrebbe contribuire a superare le resistenze ai trattamenti esistenti.