Il termine Malattia X è stato coniato dall’OMS nel 2018 per descrivere un agente patogeno sconosciuto che potrebbe causare una grave epidemia o pandemia. Oggi, questa malattia, è tornata alla ribalta grazie alla virologa Ilaria Capua in un’ intervista al resto del Carlino, che ha sin da subito scatenato molte polemiche. La ricercatrice ha sottolineato che aver superato la pandemia non ci mette al riparo da altre.
In effetti, la pandemia da Covid-19 ha portato con sé una maggiore sensibilizzazione della collettività sulla persistente minaccia rappresentata dagli agenti patogeni emergenti. Oggi non ci chiediamo più se ci sarà una pandemia, ma quando e dove si svilupperà.
Cos’è la malattia X?
Nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha aggiunto all’elenco dei nove patogeni prioritari una serie di virus poco conosciuti, tutti con serbatoio animale, per i quali all’epoca non disponevano di adeguati trattamenti, diagnosi o vaccini. Con il termine malattia x si indica, pertanto, una patologia non ben identificata che potrebbe essere la causa di una nuova pandemia. E così è stato visto che, dopo due anni, il mondo intero si è trovato ad affrontare il primo esempio di Malattia X: il Covid-19.
Come prepararsi alla Malattia X
Per affrontare le sfide future è fondamentale investire nella salute di base. Questo approccio consente un rafforzamento dei sistemi sanitari locali e consente un maggiore coinvolgimento delle comunità, promuovendo la prevenzione e la preparazione.
“La preparazione dovrebbe iniziare con una solida assistenza sanitaria di base e con preparativi a livello comunitario,” ha affermato il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
L’intervento della Dottoressa Capua
Tornando all’intervento della dottoressa Capua, la virologa ha sottolineato quanto sia importante non dimenticare tutte le misure preventive apprese negli ultimi 4 anni. Ossia lavarsi frequentemente le mani, igienizzarle spesso, usare le mascherine quando si è ammalti. Dovremmo evitare, secondo la Capua, di cadere in quella che lei stesso ha definito “amnesia collettiva”, la rimozione di tutto quello che possa far riaffiorare il ricordo di quel periodo particolarmente difficile per tutti.