Da nord a sud la cronaca ci sta contabilizzando giornalmente gli effetti del passaggio del “Tornado Covid-19” nelle Case di riposo.
Parliamo di un sistema che coinvolge oltre 300 mila persone over 80, un settore quello dell’accoglienza che il nostro Paese ha messo in piedi nel corso degli anni. Rispondere presente a chi ha bisogno di cure, accudire la popolazione anziana di uno Stato è il biglietto da visita di un Paese civile. Paragonare una popolazione ad un gregge, “budgettizzare” i morti cercando il minor consumo di vite umane come buon risultato di amministrazione equivale ad una macabra vittoria di un sovrano che manda i suoi connazionali a morire al fronte per difendere i confini o meglio ancora il suo potere, non è dato giudicare dittatori di altri stati se nei fatti si opera in questo modo e fortunatamente l’Italia non ha questi condottieri.
In Italia il punto è proprio quest’ultimo: “bisogno di cure”. Gli anziani sono da sempre un capitale umano, oggi a maggior ragione con l’aumento della longevità, i nostri anziani sono invidiati in tutto il mondo, ci possono trasmettere ricordi vissuti dello scorso secolo, delle guerre e sappiamo quanto faccia breccia nelle emozioni di un essere umano vivere il passato attraverso le parole di chi lo ha veramente vissuto e non solo leggerlo nei libri di scuola. Se ne stanno andando la maggior parte dei ragazzi degli anni ’60, la meglio gioventù, quella che ha costruito il nostro miracolo economico e che ci ha garantito buona parte dei diritti civili di cui godiamo oggi.
L’assistenza nelle nostre Residenze per Anziani, a vario titolo etichettate in RSA, CRA, CASE DI RIPOSO, ISTITUTI DI CURA con organizzazioni strutturate, controllate e parte della filiera dell’assistenza del sociale, del sanitario sono un valore aggiunto in un Paese che fa della Sanità un fiore all’occhiello a livello mondiale, del socio sanitario un modello (oggi evidentemente da rivedere).
Non è sempre necessario guardare ad altre Nazioni per dirci che gli altri sono più bravi, noi non siamo gli altri, abbiamo la nostra cultura, non possiamo costruire “ghetti” per soli anziani, i nostri nonni sono cresciuti ed invecchiati in una famiglia ed è giusto che stiano in casa, finchè ci sono le condizioni (soprattutto sanitarie e di sicurezza) per poter stare con i propri cari, ma quando il bisogno va ben oltre le amorevoli cure, è da irresponsabili ed egoisti chiuderli in una casa con una badante priva di professionalità che non riesce a garantirgli non solo le necessarie cure sanitarie, ma tantomeno i minimi livello di socialità.
Il Coronavirus sta facendo emergere delle falle nel sistema dell’erogazione di servizi assistenziali residenziali soprattutto rivolta ad anziani non autosufficienti, la strage da nord a sud è frutto di un nemico che ha preso di sorpresa tutti e, colpito i più deboli. Quando questa Emergenza sarà finita, lascerà un segno che ci porteremo dentro per il resto della nostra vita, ma saremo in grado di farne tesoro e di migliorare in futuro?
Cosa non ha funzionato? Ci saranno dei responsabili? Certo, non è tempo di bilanci ora, ma i malati e i morti meritano giustizia (anziani, medici, infermieri, operatori vari), non fare chiarezza sull’accaduto vorrebbe dire ucciderli due volte! Quando ritorneremo al punto zero, ci aspettiamo commissioni di inchieste che facciano non solo giustizia ma anche piazza pulita di personaggi incapaci forse, talvolta avvezzi al business, altre volte di dubbia moralità che portano il vestito del “paladino dei vecchi” ma la loro moralità è asettica, le loro capacità non pervenute. Questa gente e le loro teorie non devono più avere spazio nel mondo della terzaetà, oggi stanno uccidendo una generazione.
Chiunque operi nel settore Anziani al livello residenziale ed abbia un minimo di professionalità è a conoscenza dell’elevato numero di rischi che comporti la gestione di Strutture di questo genere, ci sono norme alle quali attenersi, linee guida che scrupolosamente vanno seguite, non c’è niente da inventare o improvvisare, non si possono fare esperimenti sugli esseri umani (di qualunque età). Per coloro che operano in modo professionale in questo settore, è scontato che il protocollo per il controllo delle infezioni negli Ospedali, nelle Strutture Residenziali socio sanitarie debba inevitabilmente costituire la base di una sana gestione di una Residenza per anziani ed essere pronti ad applicarlo senza necessità di ulteriori indicazioni ed imposizioni, i professionisti dell’assistenza non hanno bisogno di un volantino del Ministero su come lavarsi le mani e sull’obbligo di utilizzo di DPI, sanno che quello è l’unico metodo ammesso, per salvare vite umane.
Anche stavolta la cronaca focalizza l’attenzione sugli anziani, sulle case di riposo, si riempiono articoli di giornali che “tirano” più del calcio: oggi è “Coronavirus e anziani”, in altri tempi, si versavano litri di inchiostro per “Ospizi lager” o “ondate di calore che uccidono gli anziani”. Riusciremo stavolta a guardare al di là dal ponte levatoio senza la paura di ciò che possiamo trovare una volta fuori? Questa è un’opportunità di migliorare per tutti, è un’opportunità di dare alla nostra popolazione anziana il valore che merita, quello che saremo in grado di costruire subito dopo sarà quello che ci aspetterà quando noi saremo anziani.
Esprimere la propria opinione è un sacrosanto diritto del nostro popolo, giudicare è una cattiva abitudine, avere la soluzione in tasca è opera di maghi o incantatori, ma ancor di più di ciarlatani, tuttologi. Leggere opinioni di autorevoli personaggi che impongono leggi o metodi quali “tenere gli anziani a casa” quale soluzione delle soluzioni, fa capire quanta poca cultura ci sia ancora nelle persone e non solo. C’è poca conoscenza di questo mondo, c’è poca attenzione (e forse interesse) a risolvere, a far emergere una parte di illegalità in questo settore prevalentemente legata a innumerevoli e non classificati piccoli ricoveri, case famiglia, alberghi per anziani e chi più ne ha più ne metta, non c’è limite alla fantasia tanto le maglie delle regole da rispettare sono molto larghe. Basti pensare che prima di rilevare o avviare un’attività che prevede il commercio o la somministrazione di alimenti e/o bevande, è necessario dimostrare di possedere alcuni specifici requisiti di natura personale, morale e professionale.
Quali sono i requisiti per avviare, gestire un’attività rivolta alle persone (nello specifico anziani e magari non autosufficienti)? NESSUNO.
Ci auspichiamo che il sacrificio dei nostri anziani faccia emergere nuove consapevolezze e che “Tornado Covid19” spalanchi le porte a nuove leggi e norme, professionalizzi il settore e ci liberi di tanta facile improvvisazione.
Articolo scritto da Giuliano Fasolino