Secondo l’ultimo rapporto sul Benessere equo e sostenibile di Istat, il nostro Ssn è in crisi. Nel 2023 sono circa 4,5 milioni gli italiani che hanno rinunciato a visite mediche o ad accertamenti diagnostici per problemi economici o per le lunghe liste di attesa. La quota di coloro che hanno dovuto fare a meno delle visite ammonta al 7,6% sull’intera popolazione nel 2023, in aumento rispetto all’anno precedente. Le cause di questo incremento sono dovute principalmente al recupero delle prestazioni sanitarie differite durante il Covid e alle difficoltà nel riorganizzare efficientemente l’assistenza sanitaria.
A pesare maggiormente la carenza di personale medico. Dopo la pandemia, il Ssn si è trovato a fronteggiare una situazione in cui molti medici di medicina generale sono andati in pensione. I medici di famiglia, primo e unico accesso a tutti i servizi del Servizio sanitario nazionale, sono pochi e saranno sempre meno. Si stima che entro il 2026 andranno in pensione 11.400 medici e non si sa come sostituirli.
Carente anche il personale infermieristico. Il rapporto infermieri-abitanti in Italia è di 5,5-5,6 infermieri ogni mille abitanti, uno dei più bassi in Europa secondo l’Ocse. Inoltre nel 2023 si registra un peggioramento dell’indicatore sulla fiducia nel personale sanitario negli ultimi 3 anni.
Infine, l’emigrazione ospedaliera extra-regione è tornata ai livelli pre- Covid . Calabria, Basilicata, Puglia e Campania sono le regioni con maggiori flussi in uscita non compensati da flussi in entrata.
Tutto ciò porta gli italiani ad allontanarsi sempre più dalla sanità pubblica. Le lunghe liste di attesa spingono gli italiani che possono permetterselo a rivolgersi alla sanità privata, mentre gli altri rinunciano alle visite e agli esami. Sono quasi due milioni i cittadini che hanno rinunciato del tutto a prestazioni sanitarie per ragioni economiche, e la quota di rinuncia a prestazioni sanitarie cresce con l’aumentare dell’età.