La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per la situazione della Terra dei Fuochi, l’area tra Napoli e Caserta tristemente famosa per i roghi tossici e lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi. Secondo i giudici di Strasburgo “Lo Stato italiano non ha risposto alla gravità della situazione con la diligenza e la rapidità richieste, nonostante fosse a conoscenza del problema da molti anni”. I giudici hanno concesso all’unanimità all’Italia due anni di tempo per “sviluppare una strategia globale per affrontare la situazione, istituire un meccanismo di monitoraggio indipendente e una piattaforma di informazione pubblica”.
La decisione della CEDU arriva dopo anni di denunce da parte di cittadini italiani, associazioni e medici, che da tempo segnalano un preoccupante aumento di tumori e malattie respiratorie nella zona. In sostanza, la Corte ha detto chiaro e tondo che l’Italia sapeva del problema, ma non ha agito in modo efficace per risolverlo. Un’accusa pesante che fa emergere la gravità della situazione.
La Corte ha stabilito che l’Italia ha violato due articoli fondamentali della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo: l’Articolo 8, che tutela il diritto alla vita privata e familiare, e l’Articolo 2, che garantisce il diritto alla vita. Insomma, lo Stato non solo ha lasciato che l’inquinamento continuasse, ma non ha nemmeno adottato misure sufficienti per proteggere le persone che vivono in queste zone.
Questa condanna non è solo una figuraccia a livello internazionale, ma potrebbe avere conseguenze pratiche molto concrete. Il governo potrebbe essere chiamato a risarcire i cittadini danneggiati e, soprattutto, dovrà prendere provvedimenti seri per bonificare le aree colpite e mettere fine ai roghi tossici una volta per tutte.