Diventare anziani non è solamente “avere più esperienza” (cosa tra l’altro molto vera) ma è acquisire la consapevolezza che il proprio corpo non è più come quello di quando si avevano 40 anni. Cambiamenti nella postura, nella risposta reattiva del corpo, dolori e alterazioni funzionali sono eventi che fisiologicamente accadono negli over 50; un aspetto molto importante è anche un progressivo impoverimento della componente calcica all’interno delle ossa, generando una patologia molto subdola chiamata osteoporosi.
L’osteoporosi è una condizione caratterizzata da una perdita del Calcio all’interno della struttura interna dell’osso, rendendo questo fragile e soggetto a modifiche e a fratture.
Con l’avanzare dell’età (si stima che nel 2050 le persone affette dall’osteoporosi saranno 7 milioni) c’è un inesorabile depauperamento della resistenza delle ossa: questa situazione avviene principalmente sulle donne (1 su 3 è osteoporotica) a causa di alterazioni ormonali durante la menopausa e ciò rende frequente la comparsa di fratture spontanee o a seguito di leggere cadute. I distretti più colpiti sono quelli del polso, delle vertebre (spesso le lombari) e del femore.
Oggi ci focalizzeremo proprio sulle fratture femorali, come queste compaiono e qual è il trattamento da eseguire.
Generalmente nel mio studio vengono pazienti che dicono: “Sono caduta e mi sono rotta il femore…”; questo concetto non è sempre vero, in quanto se si è in presenza di una persona osteoporotica, la realtà è che c’è stata prima una frattura del femore e, conseguentemente, una caduta.
I distretti del femore che vengono più colpiti sono quelli nella zona del collo del femore e della zona trans-trocanterica (una sorta di zona delimitata da due escrescenze ossee chiamati trocanteri). Questo avviene perchè è la zona in cui, biomeccanicamente, c’è lo scarico delle forze ascendenti e discendenti e quindi è facile capire come, in caso di debolezza ossea, questa sia la zona più soggetta a fratture.
Oltre alle fratture spontanee, c’è nell’anziano la possibilità di un malore/perdita di equilibrio che comporta una caduta a terra che, con un osso in normali situazioni non accadrebbe alcunché, ma in presenza di impoverimento osseo c’è la comparsa di fratture femorali.
Qual è il trattamento allora?
Innanzitutto è necessario in caso di sospetta frattura del femore chiamare un ambulanza e recarsi in ospedale dove, attraverso una semplice lastra rx, è possibile vedere la condizione dell’osso e se è presente una rima di frattura.
In base al tipo di frattura, alla condizione cartilaginea, articolare, condizioni generale del paziente è possibile scegliere di utilizzare un trattamento conservativo (purtroppo raro), un trattamento chirurgico che può essere o attraverso la sostituzione dell’articolazione con l’impianto di una protesi oppure attraverso l’inserimento di placche o chiodi per saldare la frattura e permettere un recupero più veloce.
La scelta dell’approccio terapeutico è di competenza del medico ortopedico che adotterà la strategia più efficace per sistemare la frattura e ridare nel minor tempo possibile la possibilità all’anziano di recuperare le proprie autonomie.
Autonomie che però devono essere ottenute solamente attraverso un periodo di riabilitazione a seguito dell’intervento chirurgico: la fisioterapia infatti è fondamentale tanto quanto l’operazione in sé stessa, in quanto non solo deve far tornare un tono muscolare e una coordinazione per la deambulazione, ma anche per recuperare la coscienza di carico del paziente affetto da frattura femorale.
Uno degli aspetti più difficili che i pazienti devono capire è che, una volta operati, su quella gamba ci si può poggiare ancora il peso e che, essendo stata sistemata, può reggere tranquillamente il carico.
Il recupero è ormai una routine ma deve comunque essere eseguito da un professionista sanitario laureato che saprà adattare la corretta terapia alle possibilità dell’anziano; ricordo inoltre che il ritorno ad una vita normale è e deve esser sempre ricercato.