Quando si affronta il problema della pressione arteriosa, la maggior parte della gente è preoccupata nel momento in cui vengono riscontrati dei valori più alti rispetto alla norma; in un numero minore dei casi capita invece di notare valori bassi.
Prima di tutto dobbiamo dire che i valori ottimali della pressione arteriosa sono 120 mmHg di pressione sistolica (conosciuta anche come “pressione massima”) e 80 mmHg di pressione diastolica (chiamata anche “pressione minima”).
Se per ipertensione si intendono valori superiori ai 140 per la pressione massima o superiori ai 90 per la pressione minima, quando parliamo di valori bassi della pressione arteriosa (ipotensione) le cose si complicano. Da una parte, il mondo scientifico internazionale non ha determinato ancora con precisione ed “all’unanimità” quali sono i valori della pressione arteriosa al di sotto dei quali possiamo definire in modo inequivocabile un quadro di “ipotensione arteriosa”. Dall’altra parte, un soggetto può stare bene con 100/60 mmHg di pressione, mentre un altro, con gli stessi valori potrebbe avvertire sintomi più o meno intensi (come riportato in seguito). Milioni di persone vivono con valori inferiori ai 90 di massima e 60 di minima senza percepire alcun fastidio e quindi questi valori, per questi soggetti sono da considerare nella norma. La conclusione quindi, è che in assenza di sintomi non possiamo dire che un soggetto ha la pressione troppo bassa. I valori della pressione possono effettivamente essere bassi, ma se il paziente si sente bene non è per questo che ci dobbiamo preoccupare.
A questo punto si impone elencare quali sono i sintomi dell’ipotensione. Si tratta di capogiri, senso di testa vuota, caduta per terra (a volte con perdita della coscienza), annebbiamento della vista e senso di debolezza generale, mancanza di forze e marcata stanchezza. Quando i valori bassi della pressione arteriosa si accompagnano dei suddetti sintomi è allora che parliamo di ipotensione ed è solo allora che dobbiamo cercare la causa scatenante per curarla e riportare la pressione ai valori normali.
Inoltre i bassi valori della pressione arteriosa sono spesso legati ad una serie di situazioni contingenti, quali:
– Le prime settimane di gravidanza;
– L’allettamento prolungato (per una malattia, una frattura, un intervento chirurgico, ecc);
– Perdita di volume sanguigno, come accade in caso di diarrea, vomito o sudorazione abbondante, soprattutto se non accompagnata dall’assunzione adeguata di liquidi. Le gastroenteriti o le sindromi influenzali con manifestazioni digestive importanti oppure qualsiasi malattia con febbre alta per molti giorni sono cause comuni di perdita di liquidi del nostro organismo;
– Malattie del cuore. Si tratta di soggetti con seri problemi a livello delle valvole cardiache, che hanno la frequenza cardiaca troppo bassa o troppo alta o che presentano una seria disfunzione della forza di contrazione del muscolo cardiaco (scompenso cardiaco);
– Il malfunzionamento delle ghiandole (sistema endocrino) surrenali o della tiroide, come anche il diabete mellito sono in altri casi, la causa dell’ipotensione.
Molte delle cause sopra descritte si accompagnano di solito ai bassi valori della pressione in modo cronico e prolungato nel tempo, come ad esempio per tutta la durata della gravidanza, oppure della malattia del cuore. Parliamo in questi casi di ipotensione cronica.
In altri casi, da valori più alti di pressione si scende a valori bassi in un intervallo di tempo molto breve. Si tratta di solito di uno scompenso cardiaco acuto, di perdite acute di liquidi (vomito, diarrea, sanguinamento da emorroidi, ecc) e quindi parliamo di ipotensione acuta.
In un numero importante di casi abbiamo a che fare con un’ipotensione indotta da farmaci che il soggetto assume. Alcune medicine che vengono somministrate per varie patologie hanno la capacità di indurre, di solito in maniera indesiderata, abbassamenti della pressione arteriosa. Tra questi citiamo i diuretici, i farmaci vasodilatatori, alcuni antidepressivi, certi farmaci prescritti per la malattia di Parkinson e così via. In numerosi casi, la combinazione di più farmaci con azione ipotensiva, oppure l’assunzione di alcol in contemporanea con questi tipi di medicinali può scatenare con più facilità un quadro clinico di ipotensione acuta, a volte anche severa.
I soggetti anziani sono particolarmente sensibili ai farmaci ipotensivi. In questi casi, nella terapia dell’ipertensione arteriosa e dello scompenso cardiaco si deve fare un uso moderato di farmaci con azione ipotensiva. Anche i dosaggi devono spesso partire da quantità basse con aumento progressivo e molto lento, proprio per evitare le cadute brutali della pressione arteriosa che potrebbero avere delle conseguenze anche gravi.
Se un soggetto anziano assume un beta-bloccante (che rallenta il cuore ed abbassa la pressione) ed un diuretico (che fa perdere liquidi) nel corso di una giornata estiva di grande caldo (che determina dunque sudorazione e perdita di altri liquidi accentuata) nella quale, al limite, decide anche di recarsi al supermercato per comprare un cestino di fragole, anche se la situazione potrebbe sembrare del tutto tranquilla, tale anziano, con ogni evidenza, rischia un’ipotensione acuta con probabile senso di mancamento, caduta per terra e frattura del femore.
Evidentemente si trattava di una situazione ben possibile, alla luce di quanto precedentemente descritto… e non di certo a causa delle fragole!