L’aneurisma dell’aorta addominale ha un’incidenza stimata nella popolazione generale tra il 4 e l’8 %. “L’evoluzione naturale è la rottura, evento drammatico che ha una mortalità enorme (80-90 %) considerando anche le morti prima di arrivare in ospedale; al contrario se viene diagnosticato e trattato prima della rottura le possibilità di successo si avvicinano al 97-98%”, dichiara la Dott.ssa Adriana Visonà, Presidente della Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare (SIAPAV). Per aneurisma dell’aorta addominale si intende una dilatazione del vaso eccedente del 50% il normale diametro.
Il tema è fra gli argomenti del secondo congresso annuale della Società Europea di Medicina Vascolare (ESVM, European Society for Vascular Medicine), che si chiude oggi presso l’Hotel Roma Aurelia Antica (via degli Aldobrandeschi 223). L’evento è il organizzato da SIAPAV), con il patrocinio del Ministero della Salute.
“L’ideale per una prevenzione ottimale – dichiara il Prof. Basilio Crescenzi, Vicepresidente SIAPAV, già Direttore del Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare e Trapianti e della UOC di Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Monaldi di Napoli – sarebbe uno screening di massa, che dal punto di vista pratico è un’ipotesi difficilmente percorribile. In alternativa, una soluzione potrebbe essere quella di effettuare uno screening sistematico sulla popolazione ad alto rischio (fumatori, ipertesi, obesi, cardiopatici ischemici ecc.), modalità questa in atto in alcuni Paesi di cultura anglo-sassone e raccomandata in varie parti del mondo dalle società scientifiche angiologiche ed angio-chirurgiche. In attesa dell’auspicabile avvio di un tale screening anche nel nostro Paese è indispensabile che i medici curanti e tutti coloro che effettuano esami ecografici prendano coscienza del problema e ricerchino tale patologia (subdola perché completamente asintomatica) nei loro pazienti anziani (al di sopra dei 60 anni) soprattutto se portatori di fattori di rischio cardio-vascolari. Ancora oggi, infatti, continuano ad arrivare in pronto soccorso persone con aneurismi rotti o fissurati di 8-10 cm di diametro di cui non sapevano nulla. La stragrande maggioranza sono individui ben al di là negli anni, quasi sempre con più fattori di rischio cardio-vascolari, che certamente avrebbero meritato di sottoporsi ad un esame ecografico dell’addome“.
Il monito è rivolto, da un lato, ai medici per una maggiore considerazione delle esigenze complessive di cura del paziente, evitando di essere legati troppo strettamente alle indicazioni presenti sull’impegnativa, dall’altro ai pazienti stessi, affinché lo richiedano, dato che si tratta di una patologia asintomatica.
“SIAPAV – dichiara il Dott. Claudio Cimminiello, Direttore del Centro Studi SIAPAV – è particolarmente attenta al problema ed ha di recente promosso una survey presso i propri soci ponendo alcune semplici domande. Tutti i soci sono stati raggiunti da una e-mail ed il 23% di quanti sono stati contattati ha risposto compilando il breve questionario. Si tratta di una percentuale da ritenere elevata e che testimonia del diffuso interesse per il problema. Tra le domande ne figurava una rivolta a sapere se l’obiettivo della riduzione della mortalità da rottura di aneurisma dell’aorta addominale sia ritenuto importante e prioritario. Il 95% dei rispondenti lo ha definito molto importante (“solo” importante per il restante 5%). Non solo, ma analoghe percentuali di risposta si sono registrate alla domanda se la diagnosi precoce sia strumento decisivo per l’obiettivo menzionato. Eppure nella pratica clinica, sempre stando alle risposte della survey, il 20% dei rispondenti ha dichiarato di non ricercare attivamente la presenza di un eventuale aneurisma dell’aorta addominale nel corso degli esami di diagnostica vascolare che si eseguono di routine agli arti inferiori. Motivi alla base di tale “inerzia”, sarebbero la mancanza di tempo o limiti di natura burocratica. La sensibilizzazione che SIAPAV intende effettuare sul tema, passa da iniziative come quella descritta che possono mettere tutti gli operatori davanti ad una realtà ancora imperfetta nella direzione della prevenzione su questo argomento.”