Il caffè potrebbe rappresentare un alleato della longevità, in quanto contrasta un processo infiammatorio nell’organismo che mette a rischio la salute del cuore. È quanto emerso da uno studio condotto da David Furman della Stanford University in California, e pubblicata sulla rivista Nature Medicine.
Precedentemente una ricerca sul New England Journal of Medicine condotta da ricercatori del National Cancer Institute americano aveva mostrato come il consumo abituale di caffè riduce il rischio di morte per molte cause: malattie cardiache, ictus, infezioni, lesioni o incidenti.
In questo nuovo studio si è però per la prima volta indicata una possibile spiegazione di questi effetti ‘allungavita‘ della bevanda nera. I ricercatori del National Institutes of Health hanno analizzato un campione di individui tra i 20 e i 30 anni e un altro gruppo di individui over 60, sottoponendoli a visite periodiche. Hanno così notato che nel sangue degli individui anziani, ma non in quello dei giovani, è presente un eccesso di attività di due famiglie di geni legate a un processo infiammatorio molto forte, a sua volta connesso a pressione alta e rigidità delle pareti dei vasi sanguigni (che sono fattori di rischio per il cuore).
Andando ad analizzare più da vicino gli over 60, gli scienziati californiani hanno poi constatato che in alcuni di essi questi processi infiammatori erano più accentuati, in altri meno. Gli anziani con livelli più bassi di infiammazione in atto, erano consumatori abituali di caffè e altre bevande contenenti caffeina.
Così gli studiosi hanno esaminato in laboratorio due ‘sottoprodotti’ della caffeina, la teofillina e la teobromina, e visto che realmente le due sostanze sono in grado di frenare questo processo infiammatorio dannoso per la salute del cuore.