La Malattia di Alzheimer rappresenta la più comune forma di demenza che nel mondo colpisce circa 25 milioni di persone e solo in Italia registra più di 600.000 casi. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, che si celebra oggi, la Società Italiana di Neurologia (SIN) ribadisce l’importanza dei progressi della ricerca scientifica dal punto di vista diagnostico e terapeutico.
Nei pazienti con Alzheimer le cellule cerebrali subiscono un processo degenerativo che le colpisce in maniera progressiva e che porta a sintomi quali deficit di memoria, disturbi del linguaggio, perdita di orientamento spaziale e temporale. La patologia colpisce prevalentemente soggetti anziani, in particolare le donne, ma può esordire anche in età presenile.
Attualmente vi sono solo terapie sintomatiche che mitigano i deficit di memoria o i disturbi comportamentali associati, ma non esiste una terapia efficace nel bloccare l’avanzare della malattia. Un ruolo cruciale è una diagnosi corretta e tempestiva, perché la prevenzione può giocare un ruolo fondamentale.
“La ricerca ha dimostrato che alla base della malattia vi è l’accumulo progressivo nel cervello di una proteina, chiamata beta-amiloide, che distrugge le cellule nervose ed il loro collegamenti – dichiara il Prof. Carlo Ferrarese, Direttore Scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano, dell’Università di Milano-Bicocca – Oggi è possibile dimostrare l’accumulo di questa proteina nel cervello anche prima che si sia sviluppata la demenza nella forma conclamata, mediante la PET (Positron Emission Tomography), con la somministrazione di un tracciante che lega tale proteina. Questo permette quindi una diagnosi più accurata, precoce o addirittura preclinica della malattia di Alzheimer, ossia prima che si sia dimostrata clinicamente la demenza. La diagnosi precoce permette l’avvio di strategie terapeutiche, attualmente in fase avanzata di sperimentazione, che potrebbero modificare il decorso della malattia. Queste terapie in via di sperimentazione agirebbero proprio sulla proteina beta amiloide, bloccandone l’accumulo, inibendone la produzione o rimuovendola con anticorpi”.
Purtroppo non sono ancora note le cause alla base della malattia di Alzheimer, ma la ricerca scientifica ha fatto enormi passi avanti nell’identificazione di fattori che incrementano il rischio di sviluppare la patologia: in particolare i fattori di rischio per le patologie vascolari quali ipertensione, diabete, obesità, fumo, scarsa attività fisica, contribuiscono anche ad un rischio maggiore di sviluppare la Malattia di Alzheimer. Da questo ne deriva un ruolo fondamentale per la prevenzione: studi recenti hanno dimostrato che stili di vita adeguati come l’esercizio fisico, la pratica di hobbies e i rapporti sociali agiscano da fattore protettivo non soltanto nei confronti della malattia di Alzheimer, ma più in generale delle varie forme di demenza esistenti. Infine va sottolineato, proprio nell’anno dell’EXPO dedicato all’alimentazione, come questa rivesta un ruolo fondamentale nella prevenzione: la dieta mediterranea, ricca di sostanze antiossidanti naturali, oltre a ridurre l’incidenza di patologie cardiovascolari e tumori, è in grado di ridurre o ritardare anche la comparsa di questa malattia neurodegenerativa.