Il morbo di Parkinson consiste in un disturbo del sistema nervoso centrale secondario alla degenerazione dei neuroni della sostanza nigra. Queste cellule producono dopamina, un neurotrasmettitore responsabile del controllo dei movimenti. Il trattamento delle stesse consiste nella somministrazione di levodopa, un amminoacido neutro che, per passare dall’intestino al sangue e da qui al cervello, utilizza lo stesso trasporto attivo degli amminoacidi aromatici (isoleucina, leucina, valina, fenilalanina, triptofano e tirosina) assunti con la dieta, ponendosi in competizione con essi. Pasti ricchi di proteine, e in particolar modo di questi amminoacidi, possono quindi interferire nell’attività farmacologica della levodopa, rendendo indisponibili i carriers necessari al trasporto. L’assorbimento della levodopa è inoltre ostacolato dai grassi, che rallentano lo svuotamento gastrico ed il transito intestinale, in quanto la lunga permanenza nello stomaco ne favorisce la degradazione da parte degli enzimi gastrointestinali. L’uso di antiacidi, diminuendo l’acidità gastrica, migliora l’assorbimento di levodopa; d’altra parte l’uso di digestivi “acidi” nel paziente con rallentato svuotamento gastrico, favorirebbe parimenti l’assorbimento del farmaco. Anche la stipsi può influire sfavorevolmente sulla quantità di farmaco assorbito. La malattia di Parkinson e i farmaci utilizzati nella sua terapia non escludono in modo categorico l’assunzione di piccoli quantitativi di bevande alcoliche.
I pazienti affetti da Parkinson, in particolare quelli in terapia farmacologica con levodopa, necessitano di una dieta specifica in quanto i pasti, in particolare la composizione della dieta, possono interferire, come si è detto, con l’efficacia della terapia farmacologica. Gli amminoacidi possono avere un effetto inibitore sul trasporto di levodopa all’interno del circolo ematico e quindi cerebrale. Sarà quindi utile consigliare ai pazienti di assumere il farmaco a stomaco vuoto (un’ora prima dei pasti) o comunque di assumerlo durante un pasto privo di proteine. Alcuni autori suggeriscono una restrizione proteica dei pasti assunti durante la giornata (<10 g, utilizzando prodotti ipoproteici, a colazione e a pranzo) ed un pasto con proteine animali esclusivamente la sera; ciò migliorerebbe l’efficacia del farmaco. In ogni caso il pasto serale rappresentato da una cena iperproteica può inibire l’efficacia del farmaco nelle ore notturne favorendo così la rigidità e il tremore.
Un altro problema cui vanno incontro le persone con Parkinson è la perdita di peso. La causa principale potrebbe essere l’aumento del dispendio energetico correlato ai movimenti involontari e continui. La depressione, la demenza, la nausea, possono essere altre cause di ipoalimentazione.
In alcuni soggetti sono anche compromesse tutte le fasi della deglutizione (difficoltà a masticare o deglutire) con rischio di polmonite ab ingestis. La dieta in tal caso dovrà essere “semiliquida” e utile sarà l’uso di addensanti per modificare la consistenza degli alimenti e delle bevande. Per soddisfare l’apporto di liquidi è utile l’acqua gelificata, bevanda dalla consistenza gelatinosa studiata per coloro che hanno difficoltà a deglutire liquidi. Tale bevanda ha una consistenza adeguata per stimolare e favorire la deglutizione e ha proprietà di resistenza all’amilasi. Questa caratteristica permette al prodotto di mantenere la stessa consistenza durante tutta la fase di deglutizione rendendolo particolarmente sicuro. La stipsi è un altro disturbo secondario alla terapia, tale problema può essere accentuato da una dieta carente di fibre vegetali indigeribili (cereali integrali, legumi, verdura e frutta) e da un inadeguato apporto di liquidi.
È importante raggiungere e/o mantenere un peso corporeo desiderabile, la dieta deve prevedere tre pasti principali e due spuntini ad orari prestabiliti (ricordando di assumere il farmaco a stomaco vuoto, circa 30 minuti prima dei pasti); nell’elaborazione dei singoli menù aumentare il consumo di carboidrati e ridurre quello di proteine in tutti i pasti, fatta eccezione per quello serale. L’apporto proteico non deve di norma superare 0,8 g/kg/die; se è necessario ridurre ulteriormente l’apporto proteico è possibile ricorrere ad alimenti aproteici.