“Il dato reso noto ieri da Eurostat, secondo il quale, nel 2013, in Italia, il 33% delle morti, pari a 52.098 persone, era evitabile con cure sanitarie ottimali avrebbe dovuto suscitare e destare molto più allarme, specie da parte del ministro della Salute Lorenzin, che invece ha cercato di minimizzare, citando, a discolpa, il dato della Svezia, peggiore del nostro” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Magra consolazione, considerato che in Svezia, quinto paese europeo per estensione d’Europa, più grande dell’Italia del 50%, con i suoi 10 mln di abitanti, un sesto dei nostri, è difficile soccorre un infartuato in mezzo alla foreste o alla tundra” ha proseguito Dona.
I dati italiani sono sconfortanti: 52.098 persone sotto 75 anni sono morte, mentre si sarebbero potuto salvare con cure sanitarie ottimali, viste le conoscenze e le tecnologie mediche. L’Italia è all’undicesimo posto sui 28 paesi Ue.
“Il fatto che superiamo, peraltro di poco, la media Ue, pari al 33,7% dipende esclusivamente dal fatto che la media peggiora per colpa di paesi come la Romania che raggiunge quasi il 50% (49,4%) o la Lettonia (48,5%), la Lituania (45,4%), la Slovacchia (44,6%), l’Estonia (42,5%), la Bulgaria (42,4%)” ha proseguito Dona.
“Tutti i paesi confrontabili con il nostro, invece, stanno decisamente meglio: Francia (23,8%), Danimarca (27,1%), Belgio (27,5%), Olanda (29,1%), Spagna (31,3%), Germania (31,4%), Polonia (31,4%), Portogallo (32%), Austria (32,4%), Finlandia (32,6%)” ha proseguito Dona.
Secondo l’Unione Nazionale Consumatori il dato delle morti evitabili è direttamente collegato con un altro dato Eurostat, ossia quanto si spende in spesa sanitaria rispetto al Pil. Nel 2013, secondo Eurostat, in Italia si è speso il 7,2% del Pil, pari alla media Ue, ma sotto l’Eurozona (7,3%). Al vertice della classifica, guarda caso, gli stessi paesi che hanno meno morti evitabili: Danimarca (8,7%), Finlandia (8,3%), Francia (8,2%), Belgio e Olanda (entrambi all’8,1%), Austria (7,9%).
Se a questo aggiungiamo che la spesa sanitaria su Pil cala al 6,87% nel 2015 e che nel Def di aprile si prevede un’ulteriore e costante discesa (6,78% nel 2016, 6,69% nel 2017, 6,58% nel 2017, 6,52% nel 2019), ecco che il quadro sconsolante è completo.
“Pensiamo che sulla salute non si possa fare cassa, riducendo le prestazioni sanitarie. Ecco perché chiediamo che sia ripristinata la Guardia medica da mezzanotte alle 8 e che la determina dell’Agenzia Italiana del Farmaco sui farmaci con profilo rischio-beneficio sovrapponibile, farmaci che non sono affatto equivalenti, non sia solo sospesa per 90 giorni ma definitivamente ritirata” ha concluso Dona.