Il segmento debole del mercato del lavoro? Una fascia di popolazione da proteggere con particolare attenzione? Macché. Gli ultracinquantenni sono quelli che attualmente se la stanno cavando meglio nel mondo del lavoro italiano.
I dati dell’ultimo rapporto Istat sull’occupazione a febbraio 2017 parlano infatti piuttosto chiaro: nel secondo mese dell’anno gli occupati sono cresciuti di circa 8.000 unità rispetto a gennaio, soprattutto grazie ai lavoratori over 50.
Su base annua, invece, la crescita è stata ancora più sostenuta, con 294.000 unità in più rispetto al febbraio del 2016. A trainare l’aumento dell’occupazione italiana, dunque, non sono né gli aitanti giovanotti sotto i 35 anni, né i maturi ed esperti italiani tra i 35 e i 49 anni. No, a rialzare le stime dell’Istat sono gli oltre 8 milioni di occupati ultracinquantenni, i quali rappresentano il 35% degli occupati totali. Un vero esercito di over 50, soprattutto se si pensa che il loro numero è aumentato di ben 2,7 milioni dal 2007 ad oggi.
Anche su base annua, però, l’incremento degli occupati di questa fascia d’età è tale da attirare l’attenzione degli esperti: rispetto al febbraio del 2016, infatti, l’Istat registra 402.000 over 50 occupati in più.
Con questi numeri, sono gli over 50 l’unica locomotiva che riesce a trainare l’occupazione italiana: rispetto a gennaio, in febbraio si sono registrati 60mila ultracinquantenni occupati in più, laddove gli occupati sono diminuiti sia nella fascia 35-49 (con un ammanco di 33.000 unità) sia nella fascia 25-34 (-19mila); il tasso di occupazione resta invece stabile nei giovani tra i 15 e i 24 anni.
Ma fino a qualche tempo fa non si temeva che le aziende avrebbero mandato a casa tutti gli ultracinquantenni alla prima ristrutturazione utile? “Negli ultimi anni il mercato del lavoro italiano ha vissuto quello che si potrebbe definire un ribaltone, e oggi possiamo vederne gli effetti sui dati Istat” ha spiegato Carola Adami, fondatrice e CEO di Adami & Associati, società specializzata in ricerca di personale qualificato per Pmi e multinazionali. “Le ristrutturazioni aziendali sono infatti andate a colpire non tanto gli over 50, quanto invece la fascia intermedia, tra i 35 e i 40 anni”.
Gran parte della maggiorazione degli occupati tra gli over 50, va detto, va ricercata non tanto nelle singole decisioni aziendali o in stravaganti strategie di ricerca e selezione del personale, quanto, come sottolinea Carola Adami, “nelle ovvie conseguenze statistiche della Legge Fornero”. L’aumento dell’età pensionabile, infatti, non può che essere un fattore chiave nell’aumento dell’occupazione tra gli ultracinquantenni. Nel 2016 gli occupati di questa fascia sono cresciuti di quasi 453 mila unità? Ebbene, come fa notare Adami, “una buona fetta di questi ‘nuovi’ occupati in realtà è costituita da persone che, dopo la Legge Fornero, non hanno potuto fare altro che procrastinare l’uscita dal mondo del lavoro”.
Non tutto, però, è ovviamente riconducibile agli effetti della modifica dell’età pensionabile. A far aumentare il dato Istat relativo agli over 50 è anche il puro dato demografico: in questi anni ovviamente tantissimi quarantenni occupati hanno fatto loro malgrado il passaggio nella classe dei cinquantenni, ma a questa entrata di massa non è corrisposta la normale fuoriuscita di pensionati.
Come ha voluto sottolineare Carola Adami, “è senza ombra di dubbio questa la componente che più delle altre ha influito sull’aumento fra gli over 50 rilevato dall’Istat”. Ne risulta dunque che il fattore meno cruciale è proprio quello relativo al numero di ultracinquantenni che sono passati da una situazione di disoccupazione ad una di occupazione.
“Le aziende italiane hanno dunque preferito affidarsi all’esperienza e alla cultura del lavoro degli over 50 già inseriti nel proprio team, e questo dato non era assolutamente certo fino a qualche tempo fa”. La preferenza per queste figure senior assume poi maggiore evidenza se rapportata ai salari tipici di questa fascia d’età, i quali in Italia – come è noto – continuano a salire fino ai 60 anni.